N.P. Di Banana Yoshimoto
Recensione della Master Anita Blake.
Un romanzo che contiene un unico racconto, che parla di un romanzo che ne contiene almeno 98 di racconti? Banana riesce anche in questo.
N.P. è il nome di questo “romanzo nel romanzo” incompleto e “Centoracconti” (Hyakumonogatari) è una credenza secondo la quale, accendendo 100 candele e raccontandosi 100 racconti spegnendo una candela al termine di ognuno, si manifesti la presenza di una persona morta. L’N.P. di cui si tratta è scritto in lingua inglese e chiunque provi a tradurlo nella lingua giapponese, finisce con il suicidarsi prima di terminare il lavoro.
La solita Banana in vena di romantiche ghost-story? Sbagliato. N.P. è un libro che pur basandosi su questo pretesto iniziale, presenta meno marcatamente il lato paranormale rispetto al resto della produzione. Seppur presente come sottilissimo (e addirittura irrisolto, come la faccenda della “maledizione” e il vero significato dei suicidi) collante.
Lo svolgimento della storia è infatti accomunabile a Presagio Triste, anch’esso meno “paranormale” del solito, di cui N.P. ne è il degno successore, riuscendo a migliorarne lo stile e soprattutto il ritmo della storia, stavolta molto più robusta da seguire.
La vicenda accade tutta nel corso di una decisiva estate, dalla fine della stagione delle piogge fino all’arrivo dell’autunno. Sono presenti, oltre alla protagonista (compagna dell’ultimo traduttore di N.P.), altre figure tra i quali due dei comprimari, gemelli figli dello scrittore di N.P. che la protagonista rincontra dopo molti anni e, seppur conosciuti la prima volta solo di vista, si sentono subito inspiegabilmente legati per via di N.P., che sembra scandire ogni ora della loro vita.
Ma la cosa particolare di questo romanzo è il fatto che, tra i personaggi principali, la vera protagonista alla fin fine, probabilmente non è la voce narrante, ma lo splendido personaggio di Sui. Ragazza che entra in scena a metà del testo e che diventa il centro di tutto, per caratteristiche e motivazioni. Fantastico come Banana la abbia dipinta in un modo che sia il lettore stesso a giudicare se il suo comportamento è giusto o sbagliato, dipendentemente dalla sensibilità di ognuno.
Bellissimo come il finale del 98° racconto, è solo accennato ma mai descritto interamente. Eppure rimane impresso come averlo letto…
Gli argomenti trattati sono tutti molto adulti, si passa dall’incesto osservato con delicatezza e senza alcuna morbosità, all’esame del suicidio (visto in modo così differente in Giappone) sotto l’aspetto fisico e quello spirituale come può essere lasciar suicidare l’amore… l’amore che, vissuto nell’ambito dell’estate vissuta, è anche interpretabile con il colore dell’amicizia, trovata e perduta… ed accorgersi che il racconto incompiuto numero 100 sarebbe stato proprio questa estate.
Mi mancherà non avere una mia Sui, vorrei che suonasse alla mia porta a orari imprevisti e vivesse con me l’estate alle porte…