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Daily Archives: giugno 24th, 2008


N.P. Di Banana Yoshimoto
Recensione della Master Anita Blake.

Un romanzo che contiene un unico racconto, che parla di un romanzo che ne contiene almeno 98 di racconti? Banana riesce anche in questo.
N.P. è il nome di questo “romanzo nel romanzo” incompleto e “Centoracconti” (Hyakumonogatari) è una credenza secondo la quale, accendendo 100 candele e raccontandosi 100 racconti spegnendo una candela al termine di ognuno, si manifesti la presenza di una persona morta. L’N.P. di cui si tratta è scritto in lingua inglese e chiunque provi a tradurlo nella lingua giapponese, finisce con il suicidarsi prima di terminare il lavoro.

La solita Banana in vena di romantiche ghost-story? Sbagliato. N.P. è un libro che pur basandosi su questo pretesto iniziale, presenta meno marcatamente il lato paranormale rispetto al resto della produzione. Seppur presente come sottilissimo (e addirittura irrisolto, come la faccenda della “maledizione” e il vero significato dei suicidi) collante.
Lo svolgimento della storia è infatti accomunabile a Presagio Triste, anch’esso meno “paranormale” del solito, di cui N.P. ne è il degno successore, riuscendo a migliorarne lo stile e soprattutto il ritmo della storia, stavolta molto più robusta da seguire.
La vicenda accade tutta nel corso di una decisiva estate, dalla fine della stagione delle piogge fino all’arrivo dell’autunno. Sono presenti, oltre alla protagonista (compagna dell’ultimo traduttore di N.P.), altre figure tra i quali due dei comprimari, gemelli figli dello scrittore di N.P. che la protagonista rincontra dopo molti anni e, seppur conosciuti la prima volta solo di vista, si sentono subito inspiegabilmente legati per via di N.P., che sembra scandire ogni ora della loro vita.
Ma la cosa particolare di questo romanzo è il fatto che, tra i personaggi principali, la vera protagonista alla fin fine, probabilmente non è la voce narrante, ma lo splendido personaggio di Sui. Ragazza che entra in scena a metà del testo e che diventa il centro di tutto, per caratteristiche e motivazioni. Fantastico come Banana la abbia dipinta in un modo che sia il lettore stesso a giudicare se il suo comportamento è giusto o sbagliato, dipendentemente dalla sensibilità di ognuno.
Bellissimo come il finale del 98° racconto, è solo accennato ma mai descritto interamente. Eppure rimane impresso come averlo letto…
Gli argomenti trattati sono tutti molto adulti, si passa dall’incesto osservato con delicatezza e senza alcuna morbosità, all’esame del suicidio (visto in modo così differente in Giappone) sotto l’aspetto fisico e quello spirituale come può essere lasciar suicidare l’amore… l’amore che, vissuto nell’ambito dell’estate vissuta, è anche interpretabile con il colore dell’amicizia, trovata e perduta… ed accorgersi che il racconto incompiuto numero 100 sarebbe stato proprio questa estate.

Mi mancherà non avere una mia Sui, vorrei che suonasse alla mia porta a orari imprevisti e vivesse con me l’estate alle porte…

Hotel Transilvania,Un amore proibito Di Chelsea Quinn Yarbro

Difficile inquadrare con precisione un romanzo come questo Hotel Transilvania, un’opera nella quale la cornice finisce con il prendere sopravvento sulla trama e sui personaggi, bloccando sul nascere eventuali spunti gotici o apertamente horror.
Chelsea Quinn Yarbro, decana del fantastico soprannaturale, con decine di romanzi alle spalle, decide di entrare nella stessa arena letteraria di Ann Rice e lo fa con la serietà e la documentazione che la contraddistinguono da sempre, imbastendo un arazzo pronto a ribaltare alcuni degli stereotipi del genere (e quindi avremo un vampiro “perbene”, capace di resistere tranquillamente alla luce del sole e insofferente nei confronti dei piccoli uomini malvagi) così come a usare a buon fine formule che sembrano ormai usurate (la scrittura mista, fra narrazione e scambio di epistole).

Convince l’ambientazione, la cura quasi ossessiva nei confronti dei particolari (cura che per fortuna non produce comunque uno di quei classici tomi da mille pagine pronti a dedicare cartelle e cartelle a dati insignificanti…), lo sviluppo del personaggio principale (a scapito, forse, di alcune figure secondarie), l’attenzione nei confronti dell’atmosfera.

Sono tutti elementi importanti, che permettono al lettore una full immersion nel mondo descritto dalla Yarbro. Si arriva facilmente a fine volume con ancora un lieve appetito, o meglio, una leggera sete, pronti a leggere anche gli altri capitoli di questa saga.

Gli aspetti negativi del romanzo sono strettamente legati a quelli positivi. Come detto, la cura per i particolari prende alle volte la mano all’autrice, che dimentica per strada il sangue, l’orrore, il disgusto, la paura. Sono poche le pagine di Hotel Transilvania in grado di farci sobbalzare o fremere e, per un romanzo che tratta di vampiri, il tasso ematico è alquanto basso.

Ma sono particolari che, a seconda del lettore, possono esser visti come dei valori aggiunti o delle mancanze; il sottoscritto avrebbe preferito più (espilicit-)azione ma rimane comunque la sensazione di un ciclo di storie in grado di soddisfare la sete di tutti i fan della Rice e territori limitrofi. Raccomandato ai gentiluomini e alle signore in grado di apprezzare le buone maniere, sconsigliato a chi non riesce a vivere senza un buon mazzo di budella all’aria una pagina sì e l’altra anche.
( alcuni pezzo sono estratti da Horror Magazine)